Riprendiamoci il Nostro Orgoglio

Orgogliosi di essere Italiani
Dov’è finito l’orgoglio di essere Italiano?

Il Made in Italy è sempre stato baluardo di prodotti d’eccellenza, vanto per tutti noi, ed ora?
Siamo in una profonda crisi economica; numerose aziende, storici marchi che ci hanno sempre rappresentato, a partire dagli anni ‘80 sono passati in mani straniere; tendenza che è incrementata nel 2012. Quanti posti di lavoro sono stati persi? Cosa fa lo Stato per tutelarci?

Nel 1988 l’azienda svizzera della Nestlè acquisisce due marchi storici dell’agroalimentare italiano: la Buitoni e la Perugina; nel 1993 sempre la Nestlè acquista l’Antica Gelateria del Corso e nel 1998 la Locatelli e la Sampellegrino. Il gruppo spagnolo SOS acquista l’olio Sasso, nel 2006 l’olio Carapelli e nel 2008 l’olio Bertolli e come questi molti altri esempi potrebbero essere citati. (https://www.ilfattaccio.org/2012/03/08/marchio-italiano-proprieta-straniera/)

Ed il problema si è espanso anche nel settore del lusso e dell’alta moda: Bulgari e Fendi acquisiti da una società francese (Lvmh); Ferrè passato al Paris Group di Dubai; Mandarina Duck e Coccinelle acquisiti da una società coreana e Ferretti Yacht comprato dai cinesi! Ultimo brand che ci ha dato prestigio e che abbiamo perso è quello di Valentino, passato a luglio 2012 in mani di una società dell’emiro del Qatar…come questo molti altri esempi.
Se i brand italiani fanno così gola agli stranieri è perchè avevano ed hanno un alto valore, possibile che non si abbia la forza, l’orgoglio di far rimanere tali marchi segni d’istintivi del buon gusto italiano??? Possibile che non si possa mantenere il nostro prestigio? Queste svendite del nostro patrimonio nazionale ci porteranno ben presto ad esser esclusi dal controllo dei brand del lusso.

Il Made in Italy era la carta vincente che avrebbe permesso la nostra risalita economica, lo Stato avrebbe dovuto investire in tal senso…invece…lo Stato che dovrebbe rappresentarci e tutelarci finanzia prodotti che infangano il marchio “Made in Italy”, che non hanno nulla a che fare con le reali produzioni italiane e che fanno concorrenza sleale agli imprenditori impegnati nella produzione in Italia.
Con manovre “politicamente scorrette”, in una fase di profonda crisi economica, non è accettabile che si investano in “nostri soldi” per favorire la delocalizzazione di marchi italiani!
Questo problema è già stato denunciato dal presidente della Coldiretti, in quanto lo Stato italiano promuove la vendita di bresaola ed altri salumi tipici italiani, prodotti con carni estere e marchiati come Made in Italy; ciò arreca enormi danni all’economia agroalimentare e il paradosso è che sono manovre finanziate dal nostro Stato!
Queste manovre non fanno altro che aumentare il problema dell’Italian Souding che si stima superi i 60 miliardi di euro all’anno; tradotti sono una perdita di 160 milioni di euro al giorno!

Le grandi multinazionali hanno, con la complicità di una politica che non ha salvaguardato né il cittadino né i posti di lavoro nel nostro paese, spostato le produzioni all’estero.
Nonostante i bassissimi costi di manodopera estera, queste multinazionali, mantengono prezzi elevati, poiché basta aggiungere un dettaglio in Italia per consentire l’etichettatura “Made in Italy” approfittandosi così del consumatore e togliendoci posti di lavoro.
Altri marchi, ormai conosciuti in tutto il mondo, non si pongono neppure più questo problema e spostano totalmente le loro produzioni all’estero, mostrando ingratitudine per il paese che li ha resi “grandi”, togliendoci migliaia di posti di lavoro (per questo è importante leggere sempre il cartellino all’interno di ogni prodotto).

Nella conferenza “Terzo Luxury Summit”, l’imprenditore Della Valle si scaglia contro Giorgio Armani accusandolo di non investire sul nostro territorio.

Il problema è che un’ora di manodopera in Cina costa 2 euro, a fronte dei 25 euro di un’ora di manodopera italiana. Coma possono le aziende italiane competere se lo Stato non fa nulla per incrementare gli investimenti in Italia? Negli USA, Obama ha fatto stampare trilioni di dollari per sostenere l’economia e ha messo barriere all’ingresso per i prodotti cinesi avendo come risultato una crescita dell’economia e nuovi investimenti sulla produzione nella propria patria.

ITALIANS DO IT nasce con l’obiettivo di sostituirsi all’ormai “abusato” marchio Made in Italy.
Ci rimane una domanda…cosa possiamo fare?
Se lo Stato non ci tutela…la disoccupazione aumenta in quanto perdiamo numerosi posti di lavoro a causa di politiche sbagliate…se quest’ingordigia come una macchia di olio si espande nell’intero sistema economico del nostro paese…cosa possiamo fare?
Possiamo prendere coscienza del problema, possiamo attivarci, fare la differenza e boicottare tutto ciò che non sia fatto in Italia! Un consumatore consapevole sa mirare i propri acquisti e quindi detta le leggi del mercato!
Sì, un piccolo gesto, il TUO gesto fa la differenza!

Italian Sounding

L'immagine rappresenta la mappa dell'italia divisa in regioni alla quale escono le tre onde tipiche che rappresentano il suono e a fianco di esse una serie di note musicali. L'immagine vuole rappresentare il fenomeno dell'italian sounding. Ci sono cose che sin da piccolo mi facevano battere forte il cuore, ogni volta che sentivo e sento suonare l’inno di Mameli non posso far altro che scattare in piedi e con la mano sul cuore cantarlo. Me lo aveva insegnato mia nonna, nonna Vittoria. Tutt’oggi quando lo canto ed arrivo alle parole “dov’è la Vittoria” penso a lei e mi commuovo. Sembra banale ma AMO questa nazione.

Vi siete mai fermati a guardare sventolare il tricolore, quando lo faccio mi passano davanti le meraviglie del nostro paese e ciò che ha lo ha reso grande: arte, moda, design, cinema, motori, cibo. Peccato che molti dei grandi interpreti di questi settori stiano spostando le loro produzioni all’estero. E pensare che lo slancio iniziale, quello che li ha fatti emergere nel mondo, oltre ai loro indubbi meriti, era il marchio più importante al mondo: il MADE IN ITALY. E si proprio lui, questo illustre nome, tanto copiato e falsificato.

Se riuscissimo a recuperare i danni economici dal furto dell’etichetta MADE IN ITALY, altro che debito pubblico riusciremmo a coprire.

Ma aspetta un attimo, qualcosa lo possiamo fare, ricominciamo a acquistare prodotti fatti in Italia.

Già però un bel problema trovarli. Avete mai provato a girare per i negozi e guardare i cartellini? Io sì. Una tristezza, la maggior parte delle cose che compriamo viene fatta altrove. Quanti soldi se ne vanno nelle casse di questi paesi e quante nostre fabbriche chiudono, e mandando a casa gli operai.

Spesso mi sento addirittura preso in giro da prodotti con bandierine italiane apposte sopra di essi e per giunta di brand italiani famosi. Vedi il tricolore e preso dall’entusiamo pensi che sia fatto in Italia. Nel “tranello” ci sono caduto anch’io un paio di anni fa. Comprai un bel paio di scarpe di un noto brand italiano. Avevano una bandierina ricamata che mi fece subito sentire l’inno nella testa. Compro non pensando ad altro. Un po’ di tempo dopo mi accorgo di un’etichetta minuscola apposta dentro con scritto made in …. (non voglio far pubblicità alla nazione). Sento tanta rabbia dentro di me che vorrei denunciare il fatto…. ma aspetta un attimo, non hanno violato alcuna legge, sono stato io che mi sono fatto “ingannare” dalla bandiera. E pensare che l’idea di apporre il tricolore sui propri prodotti è stata inizialmente usata per differenziare la produzione italiana di un marchio da quella dello stesso marchio fatta all’estero.

Alcuni marchi addirittura rincarano la dose, apponendo oltre la bandierina scritte sul cartellino quali “italian brand” o “italian patent”. Anche in questo caso non violano nessuna legge. Quella morale mia sì però. Gli “esperti” chiamano questo fenomeno ITALIAN SOUNDING.

E tu ci sei mai cascato? E dopo che hai letto questo articolo cosa farai? Te ne fregherai o presterai più attenzione a cosa compri? Penserai a chi perde il proprio lavoro a causa della spostamento delle produzioni all’estero?

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