La Costituzione Italiana

È la legge fondamentale dello stato, ma con una differenza: mentre la legge vieta, proibisce, la Costituzione favorisce, spinge, vai.

Mentre la legge ti trattiene, questa proprio ti spinge, e prova, dai su.

Mentre la legge fa paura, la costituzione ti protegge. Ci vuole bene. Che ti è successo? Vieni qua, che ti hanno fatto, ci sono io. È la nostra mamma.

È tutto a favore, è tutto un sì. Desidera. Sapevano che il bisogno si placa, ma il desiderio mai.

Abbiamo la costituzione più bella del mondo

Elogio dell’Italia

Solo vedendolo si può capire il trasporto con cui Benigni parla del nostro grande paese.

L’Italia è un miracolo permanente…L’Italia è il paese del miracolo permanente da secoli…

Qualsiasi impero di cui si parli nel mondo, non è che una pallida rappresentazione dell’Impero Romano.

Qualsiasi rinascimento culturale nel mondo è un pallida imitazione del rinascimento culturale italiano.

Senza uno stato ed senza una lingua gli italiano hanno inventato le banche…ed hanno prestato a tutta Europa.

Gli italiani hanno alfabetizzato la musica.

Un paese dove è nata prima la cultura e poi lo stato, la nazione. Un caso unico nella storia dell’umanità.

La Fortuna di Nascere in Italia

Pensiamo due minuti al mondo. Nato 4 miliardi e mezzo di anni fa, quanto durerà ancora? Noi umani invece siamo molto più piccoli, siamo nati 200.000 anni fa, ieri. Abbiamo ancora una marea di strada da fare, un sacco di invenzioni da inventare

Al mondo abitano oggi 7 miliardi di persone. Nel 1969 eravamo due miliardi. Siamo per il 45% gialli, 20% bianchi, 20% marroni, 15% neri. Siamo divisi in 194 stati. Parliamo 114 macrolinguaggi completamente diversi da loro. Professiamo 14 macroreligioni molto diverse tra loro, che spesso confliggono. Oggi, 42 di questi 194 stati sono in guerra. Questo significa che 2 miliardi di persone vivono in guerra, come se la popolazione del mondo nel 1969 fosse tutta in guerra. L’80% di questi 7 miliardi vivono in casa senza abitabilità. Il 55% è analfabeta. Quello che inquieta di più è la proporzione 80/20: il 20% della popolazione mondiale detiene l’80% del PIL. Ma abbiamo migliorato: 160 anni fa, all’esordio della società dei consumi, l’1% deteneva il 99% del PIL. Solo che oggi l’80 vede come viviamo noi che siamo al 20.

Nessuno di noi decide quando nascere, dove nascere, da chi nascere, ed è per questo che dobbiamo dire: che culo che abbiamo avuto a nascere il quel 20%. E chi ha una fortuna così nella vita, immeritata, la prima cosa che deve pensare è come farselo perdonare. Come? Impegnandosi nel proprio lavoro.

Nel mondo c’è una robetta, pari allo o,50% della superficie del Mondo. E si chiama Italia.

La sua popolazione è lo 0,83% dei cittadini del mondo.

L’Italia, unica penisola che viaggia da nord a sud su una latitudine perfetta all’interno di un mare buono. Unica situazione geografica del pianeta. Succede che i venti buoni dei nostri mari si incontrano con i venti buoni delle alpi, e grazie a questo privilegio, in Italia abbiamo delle eccellenze, come:

  • il basilico più buono del mondo a Pra;
  • Il prosciutto San Daniele, figlio della bora e delle dolomiti;
  • Il Parma figlio delle alpi Apuane e dei venti del mediterraneo;
  • La pasta più buona si fa a Gragnano perché c’è la cosiddetta galleria del vento, dove l’aria fresca di Castellamare di Stabia si incontra con la brezza del Vesuvio, creando un microcrima unico;
  • In Abruzzo c’è lo zafferano;
  • In Calabria c’è la liquerizia;
  • In Sardegna, il Mirto;
  • In Sicilia, i pomodori Pachino.

Abbiamo

  • 7.000 specie di vegetali mangiabili (il secondo paese al mondo, il Brasile, ne ha 3300);
  • 58.000 specie animali diverse:
    • 42.000 di terra e aria;
    • 10.500 di acqua salata;
    • 5.500 di acqua dolce. (Il secondo paese al mondo è la Cina che ha 6% della superficie del mondo e ne ha 20.000)
  • 1.200 vitigni autoctoni (il secondo paese è al Francia ne ha 222);
  • 533 cultivar di olive (il secondo paese al mondo è la Spagna ne ha 70);
  • 140 cultivar di grano duro (il paese che ne produce di più al mondo sono gli USA che ne ha 6);

Tutto questo si chiama Biodiversità, siamo il paese più biodiverso al mondo.

È la stessa biodiversità che abbiamo nell’agroalimentare, che si è trasformata in Enogastronomia.

E lo siamo anche dal punto di vista umano: siamo il paese con più etnie al mondo.

  • Qui è nato il più grande impero, leader nel politico e nel sociale;
  • Abbiamo avuto il Rinascimento;
  • E oggi abbiamo il 70% del patrimonio artistico del mondo
  • Oltre a paesaggi tra i più belli al Mondo, perché i designer dei paesaggi sono i contadini (cit Francesca Cupelli ripresa da Oscar Farinetti).

La fortuna di nascere in Italia

E tu che pensavi che denim fosse un profumo ed esci in Blu di Genova

Jeans

Al giorno d’oggi Blue jeans non è solo il capo più pratico e versatile che abbiamo nell’armadio, ma una parola in grado di evocare frammenti di storia; un simbolo di gioventù e rivolta.

Se ancora non lo sapete, sarà per voi una sorpresa scoprire che il jeans ha visto la luce in Italia e che le sue origini non si devono affatto alle stramberie di qualche rockstar indisciplinata. Per trovare i suoi discendenti biologici dobbiamo tornare con la mente a Chieri, la Torino del XV secolo; qui veniva prodotto il fustagno, un tessuto generalmente tinto di blu che finiva principalmente a Genova, dov’era impiegato per avvolgere le vele delle imbarcazioni e per produrre i pantaloni indossati dagli scaricatori di porto. Il fustagno era così utilizzato che i francesi finirono per chiamarlo “Blue de Genes”, ovvero Blu di Genova. Sbarcato a Londra, il suo nomignolo assunse la forma anglofona di Blue Jeans, ed è così che viene definitivamente battezzato. La stessa sorte subisce il fustagno prodotto nella francese Nimes che, una volta approdato in Inghilterra, viene etichettato con il nome denim.

Nella seconda metà del XIX secolo il blue jeans si era già intrufolato in tutto il mondo occidentale come tessuto da lavoro. Il termine jeans denim che conosciamo oggi, deriva dall’intuizione del commerciante tedesco Löb Strauß (inglesizzato Levi Strauss) e del sarto Jacob Davis suo socio che, intorno al 1873, decidono di migliorare la vestibilità del jeans, con cui ormai ci si riferiva ad un particolare taglio di pantaloni, introducendovi il tessuto denim. Un’illuminazione che continua a splendere dopo più di un secolo e da cui ha inizio la lunga storia della Levi Strauss & co, meglio nota come Levi’s, la più famosa azienda al mondo per la produzione di jeans.

Ne ha fatta di strada il piccolo jeans junior per diventare il saggio e giovanile nonno jeans che conosciamo oggi! Una strada avventurosa segnata da briciole sparse nella storia: prima capo da lavoro, poi indumento usato dall’esercito americano e da icone del cinema come Marlon Brando e James Dean. Dal divieto di indossarlo nelle scuole nel periodo del proibizionismo, allo storico modello 501 diventato il simbolo della rivolta studentesca degli anni ‘60.

A vita bassa, scolorito, strappato, a zampa d’elefante, elasticizzato: l’elenco delle forme plasmate dalla moda è pressoché sconfinato e destinato ad allungarsi. E le scommesse non sono finite. Ciò che si sta cercando di promuovere negli ultimi anni è la realizzazione di capi jeans compatibili con l’ambiente, il ché comporta l’utilizzo di risorse rinnovabili e la netta opposizione all’uso di sostanze chimiche nocive. L’esigenza di formulare tecniche di produzione basate su principi ecologici è un tema di interesse generale che va promosso e diffuso perché, se il jeans fosse una lingua, tutto il mondo la parlerebbe.

Attenti a quelle due: loro il Made in Italy lo fanno davvero.

Logo UNICA bags

Durante lo scorso Agosto ci è capitato di leggere su La Nazione di Firenze una notizia curiosa che riguardava un lungo shopping fatto dall’On. Santanchè ad un banco di pelletteria al mercato di Forte dei Marmi in Versilia.

Barbara Giustiniani e Tania Lucchesi - UNICA Bags
Il banco era quello di Barbara Giustiniani e Tania Lucchesi due ragazze di San Miniato che, per cercare un’ alternativa alla crisi del settore conciario, hanno dato vita ad un marchio che si chiama Unica che produce e commercializza una propria linea di borse, portafogli e oggettistica varia in pelle disegnati e progettati da loro, tutti fatti con le pelli della conceria nella quale lavorano e comunque delle concerie della zona lavorati utilizzando solo artigiani pellettieri della zona. Non solo vero Made in Italy, ma un vero e proprio Made in Tuscany.

Questi prodotti sono bellissimi, pieni di creatività e realizzati con quella cura che solo chi conosce i segreti dei pellami può concepire, ma la nostra ammirazione per queste due ragazze va alla forma di commercializzazione che hanno individuato per iniziare la loro attività: il Mercato. Il Mercato è la forma più diretta d’ incontro tra chi produce e chi compra, è la riscoperta di un rapporto umano diretto nel quale si può ancora spiegare come è fatto un prodotto.

Noi come ITALIANS DO IT non possiamo che aiutare questo processo di conoscenza di queste realtà ed informare tutti quelli che credono come noi nel primato delle cose ben fatte, che queste realtà non solo esistono, ma stanno crescendo.

Premiamole ed intanto visitate il loro Sito:
https://www.unicabags.com

Locandina ITALIANS DO IT & UNICA Cartella Unisex Unica Bags
Riprendiamoci il Nostro Orgoglio

Orgogliosi di essere Italiani
Dov’è finito l’orgoglio di essere Italiano?

Il Made in Italy è sempre stato baluardo di prodotti d’eccellenza, vanto per tutti noi, ed ora?
Siamo in una profonda crisi economica; numerose aziende, storici marchi che ci hanno sempre rappresentato, a partire dagli anni ‘80 sono passati in mani straniere; tendenza che è incrementata nel 2012. Quanti posti di lavoro sono stati persi? Cosa fa lo Stato per tutelarci?

Nel 1988 l’azienda svizzera della Nestlè acquisisce due marchi storici dell’agroalimentare italiano: la Buitoni e la Perugina; nel 1993 sempre la Nestlè acquista l’Antica Gelateria del Corso e nel 1998 la Locatelli e la Sampellegrino. Il gruppo spagnolo SOS acquista l’olio Sasso, nel 2006 l’olio Carapelli e nel 2008 l’olio Bertolli e come questi molti altri esempi potrebbero essere citati. (https://www.ilfattaccio.org/2012/03/08/marchio-italiano-proprieta-straniera/)

Ed il problema si è espanso anche nel settore del lusso e dell’alta moda: Bulgari e Fendi acquisiti da una società francese (Lvmh); Ferrè passato al Paris Group di Dubai; Mandarina Duck e Coccinelle acquisiti da una società coreana e Ferretti Yacht comprato dai cinesi! Ultimo brand che ci ha dato prestigio e che abbiamo perso è quello di Valentino, passato a luglio 2012 in mani di una società dell’emiro del Qatar…come questo molti altri esempi.
Se i brand italiani fanno così gola agli stranieri è perchè avevano ed hanno un alto valore, possibile che non si abbia la forza, l’orgoglio di far rimanere tali marchi segni d’istintivi del buon gusto italiano??? Possibile che non si possa mantenere il nostro prestigio? Queste svendite del nostro patrimonio nazionale ci porteranno ben presto ad esser esclusi dal controllo dei brand del lusso.

Il Made in Italy era la carta vincente che avrebbe permesso la nostra risalita economica, lo Stato avrebbe dovuto investire in tal senso…invece…lo Stato che dovrebbe rappresentarci e tutelarci finanzia prodotti che infangano il marchio “Made in Italy”, che non hanno nulla a che fare con le reali produzioni italiane e che fanno concorrenza sleale agli imprenditori impegnati nella produzione in Italia.
Con manovre “politicamente scorrette”, in una fase di profonda crisi economica, non è accettabile che si investano in “nostri soldi” per favorire la delocalizzazione di marchi italiani!
Questo problema è già stato denunciato dal presidente della Coldiretti, in quanto lo Stato italiano promuove la vendita di bresaola ed altri salumi tipici italiani, prodotti con carni estere e marchiati come Made in Italy; ciò arreca enormi danni all’economia agroalimentare e il paradosso è che sono manovre finanziate dal nostro Stato!
Queste manovre non fanno altro che aumentare il problema dell’Italian Souding che si stima superi i 60 miliardi di euro all’anno; tradotti sono una perdita di 160 milioni di euro al giorno!

Le grandi multinazionali hanno, con la complicità di una politica che non ha salvaguardato né il cittadino né i posti di lavoro nel nostro paese, spostato le produzioni all’estero.
Nonostante i bassissimi costi di manodopera estera, queste multinazionali, mantengono prezzi elevati, poiché basta aggiungere un dettaglio in Italia per consentire l’etichettatura “Made in Italy” approfittandosi così del consumatore e togliendoci posti di lavoro.
Altri marchi, ormai conosciuti in tutto il mondo, non si pongono neppure più questo problema e spostano totalmente le loro produzioni all’estero, mostrando ingratitudine per il paese che li ha resi “grandi”, togliendoci migliaia di posti di lavoro (per questo è importante leggere sempre il cartellino all’interno di ogni prodotto).

Nella conferenza “Terzo Luxury Summit”, l’imprenditore Della Valle si scaglia contro Giorgio Armani accusandolo di non investire sul nostro territorio.

Il problema è che un’ora di manodopera in Cina costa 2 euro, a fronte dei 25 euro di un’ora di manodopera italiana. Coma possono le aziende italiane competere se lo Stato non fa nulla per incrementare gli investimenti in Italia? Negli USA, Obama ha fatto stampare trilioni di dollari per sostenere l’economia e ha messo barriere all’ingresso per i prodotti cinesi avendo come risultato una crescita dell’economia e nuovi investimenti sulla produzione nella propria patria.

ITALIANS DO IT nasce con l’obiettivo di sostituirsi all’ormai “abusato” marchio Made in Italy.
Ci rimane una domanda…cosa possiamo fare?
Se lo Stato non ci tutela…la disoccupazione aumenta in quanto perdiamo numerosi posti di lavoro a causa di politiche sbagliate…se quest’ingordigia come una macchia di olio si espande nell’intero sistema economico del nostro paese…cosa possiamo fare?
Possiamo prendere coscienza del problema, possiamo attivarci, fare la differenza e boicottare tutto ciò che non sia fatto in Italia! Un consumatore consapevole sa mirare i propri acquisti e quindi detta le leggi del mercato!
Sì, un piccolo gesto, il TUO gesto fa la differenza!

Dubbio Made in Italy

Dubbio Made in Italy è il titolo di questo eccezionale video.

Dubbio made in Italy from Zero on Vimeo.

Voce

Dopo un paio di settimane ti abitui al cibo scadente, ti abitui al caffè nei bicchieri di carta al pane che sa di plastica. Ti abitui alle corse per prendere la metro, a tutta questa gente che condivide poche centinaia di metri quadri ogni giorno, e non sa dirsi neanche “buonasera”. Ti abitui alla pioggia, al sole che sorge così presto,Ti abitui alla mancanza del mare, perchè puoi usare i parchi come metadone, ti abitui ai mezzi che funzionano, alle strade pulite, ai bagni pubblici decenti, ti abitui alla mancanza delle tapparelle, ti abitui ad essere puntuale, alla mancanza del bidet, ai musei gratuiti, al lavoro gratificante. Ad una lingua che non sempre puoi capire ma che è tua, agli stipendi proporzionati, alle tasse basse ad un eccellente livello di civiltà. Ti abitui alla nostalgia del sole, della calma delle campagne sterminate, dell’olio buono, del vino del contadino. Ti abitui presto e non per questo ti scordi tutto quello che hai lasciato. Se ripartirei adesso? senza dubbio….

Sottotitoli

Non ho veramente voluto nulla di tutto questo. Non sono qui per godermi i vantaggi dell’emigrazione. Non mi godrò mai nulla fino in fondo, starò semplicemente qui, in piedi, a sudare, a ricordarvi con la mia lontananza di avere dei rimpianti. Per tutto quello che di bellissimo mi avete tolto. Per tutto quello che avrei potuto fare, essere, avere a casa mia. E anche se qua andrà tutto per il meglio, non sarò mai a casa, e questa lingua non sarà mai mia come tutte queste nuvole. Ma non ve ne fregherà nulla. Mai. Forse un giorno. Quando le vostre città in macerie, puzzeranno di vecchio, e sentirete finalmente la mancanza di tutti quei ragazzi che avete mandato via a calci. Perché credo che sia tutta colpa vostra, di nessun altro. Nessun politico, nessun amministratore, nessun potente ha più colpa di voi. Di noi. Perchè mi sento responsabile di questa catastrofe tanto quanto lo siete voi. È ora di ammettere che abbiamo fallito. E che il nostro mondo è crollato. E io non sono che una scheggia andata a infrangersi da qualche altra parte.

Dura un solo incredibile minuto, che vale la pena spendere per capire il disagio dei ragazzi che sono stati costretti ad andarsene perché il nostro paese non offriva loro la possibilità di realizzarsi nel loro lavoro.

Sono andati a fare fortuna altrove, a far la fortuna di altri paesi. Dobbiamo vederlo e rivederlo per comprenderlo a pieno, per cogliere sfumature come “Ti abitui alla mancanza del mare, perchè puoi usare i parchi come metadone”.

Ma quello che più ci deve far riflettere è scritto nei sottotitoli:

“Perché credo che sia tutta colpa vostra, di nessun altro. Nessun politico, nessun amministratore, nessun potente ha più colpa di voi. Di noi.”

È il momento di fare qualcosa, di fare la differenza, e come recita il nostro motto, bastano piccoli gesti. Aiutateci in questo cammino, seguiteci e segnalateci aziende che producono in Italia, vogliamo diventare una grande comunità che come una squadra gioca per un obiettivo comune: rilanciare il nostro Paese e fare in modo che i nostri figli non siano costretti ad andarsene.

“Bastano Piccoli gesti per fare la differenza, stiamo aspettando il TUO!”

Italian Sounding

L'immagine rappresenta la mappa dell'italia divisa in regioni alla quale escono le tre onde tipiche che rappresentano il suono e a fianco di esse una serie di note musicali. L'immagine vuole rappresentare il fenomeno dell'italian sounding. Ci sono cose che sin da piccolo mi facevano battere forte il cuore, ogni volta che sentivo e sento suonare l’inno di Mameli non posso far altro che scattare in piedi e con la mano sul cuore cantarlo. Me lo aveva insegnato mia nonna, nonna Vittoria. Tutt’oggi quando lo canto ed arrivo alle parole “dov’è la Vittoria” penso a lei e mi commuovo. Sembra banale ma AMO questa nazione.

Vi siete mai fermati a guardare sventolare il tricolore, quando lo faccio mi passano davanti le meraviglie del nostro paese e ciò che ha lo ha reso grande: arte, moda, design, cinema, motori, cibo. Peccato che molti dei grandi interpreti di questi settori stiano spostando le loro produzioni all’estero. E pensare che lo slancio iniziale, quello che li ha fatti emergere nel mondo, oltre ai loro indubbi meriti, era il marchio più importante al mondo: il MADE IN ITALY. E si proprio lui, questo illustre nome, tanto copiato e falsificato.

Se riuscissimo a recuperare i danni economici dal furto dell’etichetta MADE IN ITALY, altro che debito pubblico riusciremmo a coprire.

Ma aspetta un attimo, qualcosa lo possiamo fare, ricominciamo a acquistare prodotti fatti in Italia.

Già però un bel problema trovarli. Avete mai provato a girare per i negozi e guardare i cartellini? Io sì. Una tristezza, la maggior parte delle cose che compriamo viene fatta altrove. Quanti soldi se ne vanno nelle casse di questi paesi e quante nostre fabbriche chiudono, e mandando a casa gli operai.

Spesso mi sento addirittura preso in giro da prodotti con bandierine italiane apposte sopra di essi e per giunta di brand italiani famosi. Vedi il tricolore e preso dall’entusiamo pensi che sia fatto in Italia. Nel “tranello” ci sono caduto anch’io un paio di anni fa. Comprai un bel paio di scarpe di un noto brand italiano. Avevano una bandierina ricamata che mi fece subito sentire l’inno nella testa. Compro non pensando ad altro. Un po’ di tempo dopo mi accorgo di un’etichetta minuscola apposta dentro con scritto made in …. (non voglio far pubblicità alla nazione). Sento tanta rabbia dentro di me che vorrei denunciare il fatto…. ma aspetta un attimo, non hanno violato alcuna legge, sono stato io che mi sono fatto “ingannare” dalla bandiera. E pensare che l’idea di apporre il tricolore sui propri prodotti è stata inizialmente usata per differenziare la produzione italiana di un marchio da quella dello stesso marchio fatta all’estero.

Alcuni marchi addirittura rincarano la dose, apponendo oltre la bandierina scritte sul cartellino quali “italian brand” o “italian patent”. Anche in questo caso non violano nessuna legge. Quella morale mia sì però. Gli “esperti” chiamano questo fenomeno ITALIAN SOUNDING.

E tu ci sei mai cascato? E dopo che hai letto questo articolo cosa farai? Te ne fregherai o presterai più attenzione a cosa compri? Penserai a chi perde il proprio lavoro a causa della spostamento delle produzioni all’estero?

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